Bianchetta trevigiana: un vitigno da esaltare

Vecchie viti bianchetta trevigiana

Storicamente le vigne dei colli di Asolo erano tappezzate di decine di varietà diverse, partendo dalla bianchetta trevigiana e arrivando alla perera passando per rabbiosa, la marzemina bianca, garganega, malvasie, una favolosa biodiversità che esaltava gusti e profumi dei vini di quei tempi.

Negli ultimi anni purtroppo si sta invertendo la rotta piantando o sovrainnestando Glera di 2 unici cloni ( isv 10 e isv 19). Noi abbiamo deciso invece di fare un passo indietro cercando di riportare nei nostri vigneti queste varietà meno produttive ma che sicuramente daranno un’impronta caratteriale decisa e univoca ai nostri vini.

Potando la vigna di Monfumo mi sono reso conto che conosco ancora poco la Bianchetta trevigiana ed ho cominciato ad informarmi, i risultati sono molto confortanti.

Cenni storici sulla bianchetta trevigiana

La Bianchetta è un vitigno ad uva bianca, coltivato soprattutto nel Veneto orientale e, in minor misura, in Trentino-Alto Adige.

Un vino ottenuto dall’uva ben matura della Bianchetta gentile venne citato da Giacomo Agostinetti di Cimadolmo (1679) e indicato come il migliore bianco prodotto all’epoca nel Trevigiano. Purtroppo, la sua fortuna diminuì già all’inizio del secolo successivo, soprattutto a causa della crisi conseguente alla terribile gelata del 1709. Dopo la grave calamità, infatti, i vitigni migliori ma più delicati, tra cui la Bianchetta, non vennero rinnovati, preferendosi varietà più precoci e feconde allo scopo di recuperare più rapidamente le perdite.

Fu solo nel corso della prima riunione dell’Accademia di Agricoltura di Conegliano del 1772 che la Bianchetta fu nuovamente e ripetutamente raccomandata (Calò, Paronetto, Rorato, 1996). Pietro Caronelli lamentò gli effetti negativi della massiccia sostituzione di questa varietà con altre, più fertili ma di peggiore qualità, come la Dall’Occhio e la Verdisa. Francesco Maria Malvolti magnificò le qualità che potevano venir messe in luce da una buona tecnica di vinificazione, che però all’epoca non doveva essere comune. In conclusione, il rev. Antonio del Giudice indicò la Bianchetta come una delle migliori uve da vino, preferendola anche per la costanza della produzione. [fonte: Biodiversità del Veneto]

—Luca Ferraro
vignaiolo

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